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Channel: Esercizi di ammirazione – Barbadillo
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Mostre. Il pianeta di EdgaR e la creatività della Trip-art a Milano

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Un pianeta vivo e vitale quello di Paolo Monico, in arte Edgar. Il 21 ottobre ha esposto la sua arte alle Officine Coviello di Milano, in una mostra, intitolata appunto Il pianeta di Edgar, a cura di Sara Tansini e Irene Piantanida, in esposizione fino all’11 novembre. È un’arte composita. Un volantino, uno sparo. Il punk, la techno, la musica e il sovvertimento della tecnica, le emozioni che arrivano in picchiata. L’arte di EdgaR inizia per negazione ma prosegue per sensazione, attraverso un fiume creativo che comincia in un punto e spesso si immette in un altro. Un fiume il cui flusso è difficilmente arginabile.

Inizio filosofico: durante l’inaugurazione hai parlato di Arte nata “per negazione”. Mi è venuta in mente una frase di Jean-Michel Basquiat, che diceva: “Cancello le parole in modo che le si possano notare. Il fatto che siano oscure le spinge a volerle leggere ancora di più”. Pensi che la “negazione” applicata all’arte possa portare a cogliere l’essenza del dipinto? locandina edgar

Filosofia-negazione-JeanMichel Basquait-Arte-EdgaR-Tutto. L’essenza è dentro di noi e davanti, in fronte, a tutto. Dobbiamo aver voglia di coglierla, di guardarla dentro e fuori di noi. Abbiamo voglia, siamo pronti per farlo?

Domanda che ti avranno già posto in tanti e te la pongo di nuovo anche io per i lettori di barbadillo.it: Come è stato il tuo incontro/scontro con la pittura?

Riallacciandomi a quanto ho detto alla presentazione della mostra, ho incominciato per negazione.
Io non volevo, non pensavo e non capivo. Persone intorno a me, mi vedevano come ipotetico pittore o dotato di capacità “plastico-figurative” immani. Io no. Io non volevo! Quando la settima persona che mi vedeva pittore mi ha regalato un cavalletto, ho deciso di prendere un po’ di tele e di colori a caso per dimostrare a tutti che non ero capace, che la smettessero! Fatto il primo quadro a istinto, quasi con sdegno, è cominciato subito il secondo, il terzo, il quarto. Poi la prima mostra e durante quella, la proposta per la seconda, poi qualche vendita. E via, Climax ascendente!

Che rapporto hai con le tecniche pittoriche? Secondo te l’arte ha bisogno di regole o si tratta di mero formalismo?

Io mi lascio libero di sperimentare, faccio un po’ come mi pare. La tecnica (tecnica?) al servizio dell’opera, di me stesso, di quello che voglio raggiungere, comunicare. Per cui vita, viscere. Sulla tela o su legno. Non voglio avere vincoli, non voglio sentirmi schiavo del “si fa’ così” o essere vittima di dogmi. Nell’arte come nella vita. In fondo, io sono quello che dipingo, dipingo quello che sono. Quadro Edgar

Quanto incide la musica sui tuoi dipinti?

Dalla musica arrivo, dalla musica passo e spesso confluisce nell’opera. Per forza di cose, non sempre. Ma spesso ci sono rimandi musicali, che siano ispirazioni, atmosfere o frame di video che poi riproduco su tela. Insomma, dalla musica arrivo e alla musica spesso ritorno (in questo caso sotto forma pittorica, come se traslassi da uditivo a visivo).

In molti tuoi dipinti si alternano soggetti sacri a soggetti o situazioni appartenenti al mondo del rock e alle sue derivazioni. C’è un confine tra spiritualità e musica? Possono coesistere in un’unica dimensione secondo te?

Vedi, è un discorso tra Sacro e Profano quello che abita nella mia pittura, in me. Spesso, anzi, quotidianamente, mi chiedo: “Cosa è Sacro, cosa è Profano?” Non so rispondermi. O meglio, tutto è Sacro, tutto è Profano per me. Dipende molto da come lo vivi, da come lo senti. Da come senti.

Quali sono le tue letture e i tuoi ascolti di riferimento?

Domanda complicatissima. Sono mutevole, curioso, mai fermo. Amo quello che sento viscerale e sentito, profondo, sincero. Non convenzionale. Quello che mi smuove. Se devo farti qualche nome: Baudelaire, Boll, Herzog, Edda, Tricky e milioni di “eccetera, eccetera”.

Prossimi progetti in cantiere?

Ho in corso fino all’undici novembre la mostra “Il Pianeta di EdgaR” curata da Irene Piantanida e Sara Tansini alle Officine Coviello a Milano. In “quasi contemporanea” ne inauguro una in un Bistrot in centro a Lodi che dovrebbe chiamarsi “Futuro, Adesso!” dove esporrò solo opere nuove, mai presentate in pubblico. Ma non sono ancora certo del titolo. A breve poi dovremmo presentare il sito internet insieme a Luca Marini che ne ha curato la progettazione, ma dobbiamo ancora scegliere in quale spazio e quando. So solo che sarà a breve, magari con la realizzazione del nuovo catalogo. Come ti dicevo prima, in movimento, sempre.

@barbadilloit


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